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Recensione Liam Gallagher John Squire

Fonte: Rockol.it

La favola è questa: c'era una volta una città inglese la cui musica ha segnato la storia del rock e di molte persone. C'erano due band, di generazioni diverse, ma dal successo enorme. C'erano un chitarrista e autore che non canta e un cantante che non scrive canzoni, entrambi orfani di quelle band. Il cantante è fan del chitarrista, lo adorava da ragazzino: si trovano e iniziano a fare musica assieme.
La città è Manchester, le band sono gli Stone Roses di John Squire e gli Oasis di Liam Gallagher: sono come pezzi di un puzzle che aspettavano di essere messi assieme e che combaciano alla perfezione. Sarà pure una favola, ma se la musica è buona, che importa?
"Liam Gallagher & John Squire", il disco di debutto del duo, in uscita venerdì 1° marzo, è una meraviglia musicale. Ottime canzoni, ottimo suono, grandi chitarre e altrettanto grandi linee e melodie vocali.

Le cronache dicono che qualcosa è scattato quando i due si sono incontrati nel 2022: Liam suona a Knebworth, il posto dei concerti storici degli Oasis dove arriva da solista dopo essersi faticosamente ricostruito una carriera dopo la fine della band. John, che aveva quasi abbandonato la musica, sale su un palco per la prima volta in 5 anni, dalla fine di una reunion degli Stone Roses fatta di tanti concerti, ma nessun album nuovo.

Le canzoni dell'album sono state scritte tutte, musica e parole, da Squire. Sono state prodotte da Greg Kurstin (produttore di Adele e dei Foo Fighters, e degli album solisti di Liam), che suona anche il basso, con Joey Waronker, batterista di Beck, R.E.M. e Roger Waters. Liam si è affidato a Squire, trovando il partner ideale per la sua voce: è un "joint album", come si direbbe nel rap, in cui entrambi hanno uguale responsabilità e merito.

"From Mars to Liverpool" è un disco di guitar rock, in cui si sentono echi delle band originali dei due protagonisti, e di tutto il mondo musicale a cui si sono ispirati. È curioso che la prima canzone che abbiano diffuso sia stata "Just another rainbow", la più psichedelica del mazzo: alla fine canzoni come "Raise your hand" o "One day at the time" giocano più con i Beatles e Rolling Stones più diretti, mentre la conclusiva "Mother nature's son" ha un incipit che sta tra "Strawberry fields" e il brit pop degli anni '90. C'è pure spazio per un bluesaccio, "I'm a wheel", e per il blues rock alla Cream di "Love you forever".

La dimensione derivativa in queste canzoni è evidente, così come non c'è da aspettarsi una profondità di testi che vi farà riflettere sulle sorti del mondo. C'è però un sound perfetto nel suo genere. E c'è che la chitarra di Squire e la voce di Liam si completano a vicenda alla perfezione. Un disco piacevolissimo per un duo che non vediamo l'ora di vedere dal vivo: appuntamento il 6 aprile al Fabrique. Intanto domani sera, 29 febbraio, in 5 negozi di Milano, Bologna, Lucca, Roma e Salerno listening party in anteprima dell'album con un gadget.

Autore: Gianni Sibilla 

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Recensione Album Liam Gallagher John Squire
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