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INTERVISTA: Liam Gallagher: «Gli Oasis non si sarebbero mai dovuti sciogliere, io sono stato umiliato»

Il rocker di Manchester: «Ho nostalgia della band. Nel nuovo disco solista "C'mon You Know" pensieri positivi nati in lockdown

La festa dei 50 anni la farà in Italia. «In Sicilia. Dell'Italia amo la gente, il cibo, i vestiti. ... e queste cose non le dico in ogni Paese». Liam Gallagher, icona brit anni 90, sta per pubblicare il suo terzo album solista. Esce il 27 maggio «C'mon You Know», una serie di canzoni che, pur con qualche esperimento — un sax, un coro di bambini, un brano reggae e atmosfere gospel — tiene in vita l'eredità e l'attitudine rock degli Oasis.

Nella title track dice che tutto va bene, canta di sorrisi, di ritorno alla vita... Una reazione alla pandemia?

«Potrebbero essere cose scritte in qualsiasi momento, devi sempre pensare positivo... Che tu abbia 2, 4, 8, 35 o 40 anni sta sempre accadendo qualcosa nel mondo in cui comunque finisci dentro. Quindi forse parla di pandemia... non lo so. Non mi metto mai a scrivere pensando a questo tema o quello. Finito il tour di "Why me? Why Not" non avevo in progetto un disco nuovo. In lockdown mi sono ritrovato sul divano a fare nulla, ho giocato con la musica e sono nate le canzoni».

Ha pensato che «Moscow Rules», scritta con Ezra Koenig dei Vampire Weekend, è un titolo profetico?

«La canzone non ha nulla a che vedere con la forza di Mosca, è stata solo una questione di tempismo sbagliato».

Sui social ha postato la sua solidarietà all'Ucraina...

«Dovremmo vivere tutti in piena armonia e dire basta a petrolio, avarizia e puttanate del genere... Io sto con i fratelli e le sorelle ucraini. E anche con il popolo russo che starà pensando: "ci stiamo prendendo merda da tutti per colpa di questo vecchio pazzo". Non è la gente a bombardare, le guerre le fa chi governa».

Come vive il passaggio del mezzo secolo?

«Meglio compierne 50 che 60. E a 60 dirò meglio così che 70... Spirito e mente stanno bene. Mi alzo la mattina, faccio lunghe camminate, non bevo quanto penso che potrei riuscire a bere, idem con il fumo, ma amo questa vita».

Cambierebbe qualcosa?

«Mi sono divertito e avrei voluto che quei momenti durassero per sempre. Ho fatto errori, non puoi essere perfetto. Ma non cambierei nulla».

Nemmeno lo scioglimento degli Oasis?

«Non ci saremmo mai dovuti sciogliere».

Un gesto di pace verso suo fratello Noel?

«No, ma non doveva accadere. Avevamo lavorato molto per arrivare dove eravamo, ma non siamo mai stati grandissimi. Lo eravamo in Inghilterra, ma non altrove. Non eravamo la più grande rock'n'roll band del mondo. C'era ancora molto da fare».

Lei ha detto che vi avrebbero offerto 100 milioni di sterline per la reunion, ma Noel ha smentito. Dice che a quella cifra l'avrebbe fatto...

«È un bugiardo. Non vuole condividere nulla. Ha paura che chiunque altro possa ricevere attenzione, non è in grado di gestire il tema».

È lui la rockstar noiosa e morente che cita in «Joker»?

«Non ho idea di chi sia, ma non è lui. Al mondo non c'è solo Noel Gallagher».

Lei è al terzo album solista, mentre per gli Oasis aveva scritto solo tre canzoni. Una crescita artistica?

«Mi manca essere in una band. Mi manca essere negli Oasis. Erano perfetti per come mi vesto, per come recito, per la camminata, per come parlo... Bisogna prendere quello che passa il convento, ma vorrei essere altrove. Sono stato umiliato. Non scrivevo perché Noel aveva una formula e un suono per gli Oasis: mi andava bene essere solo la rock star, non sono mai andato a dirgli di farmi scrivere. Oggi mi diverto a prendere la chitarra, ma non ho mai preso gusto nello scrivere».

Sarà presto in tour (in Italia a Lucca il 6 luglio): è diverso essere il frontman di se stessi?

«No, è lo stesso. Le canzoni non appartengono a nessuno. Arrivano da un qualcosa di spirituale, da un livello più alto, e passano attraverso noi».

Ha partecipato a un concerto per i lavoratori della sanità e a uno per il Teenage Cancer Trust... è in arrivo un Liam impegnato?

«Se posso aiutare con la mia musica ci sono... Mi piace cantare dal vivo e se me lo chiedono per la causa giusta lo faccio. Ma non farei una canzone impegnata. Ho le miei idee, so che alla gente piacciono le canzoni politiche, ma non fanno per me».

Il singolo «Everything is Electric» è scritto con Dave Grohl. Come è andata?

«Il produttore Greg Kurstin stava lavorando sia con me che con lui e mi ha passato questa canzone. Il disco era finito, ma ho pensato che un po' di rock and roll ci sarebbe stato bene».

«I'm Free» parte rock e vira sul reggae. Sui social usa spesso slang jamaicano...

«Fumando sono arrivato alla marijuana e a Bob Marley. Non fumo ganja da 20 anni ma Marley rimane lassù con John Lennon. Un altro che c'è sempre». 

Fonte: Corriere della Sera

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